L’11 Aprile si celebra la Giornata Mondiale del Parkinson. Si tratta di un evento volto a sensibilizzare e divulgare informazioni in merito alla malattia.

Il Parkinson è una malattia neurodegenerativa, ad evoluzione lenta e progressiva che coinvolge in prevalenza il controllo dell’equilibrio e del movimento. Si tratta di una malattia i cui sintomi sono noti da migliaia di anni. Le tracce più antiche risalgono ad uno scritto di medicina indiana del 5000 a.c. e altre ancora ritrovate all’interno di un documento cinese di circa 2500 anni fa. Nonostante gli antichi ritrovamenti che parlano dei sintomi, la malattia porta il nome di un farmacista chirurgo londinese, James Parkinson, che nel XIX secolo scrisse la maggior parte dei sintomi della malattia in un libretto intitolato trattato sulla paralisi agitante.

Il Parkinson è una malattia nota in tutto il mondo e l’età media di esordio è tra i 58 e 60 anni. Il 3-5% della popolazione di età superiore agli 85 anni ne è colpita.

La malattia si manifesta quando il livello di dopamina prodotta nel cervello cala in maniera rilevante, a causa della degenerazione dei neuroni.

Le cause certe della malattia non sono ancora note, si suppone che i fattori principali siano genetici e anche l’esposizione ad alcune sostanze tossiche potrebbero aumentare il rischio di sviluppare la malattia.

Il sintomo che da sempre simboleggia la malattia del Parkinson è il famoso tremore delle mani a riposo, ma anche rigidità e successiva lentezza nei movimenti e in fase più avanzata anche perdita di equilibrio, sono tutti sintomi caratteristici del Parkinson.

I sintomi sono variegati e se ne individuano parecchi “non motori”, come disturbi vegetativi, del sonno, dell’olfatto, dell’umore, ma anche il senso di fatica e il dolore. E’ chiaro che ogni soggetto avrà manifestazioni differenti e anche l’esordio non è uguale per tutti.

La malattia di Parkinson è una malattia cronica, ma la lenta progressione insieme al trattamento appropriato permettono un’aspettativa di vita solo lievemente ridotta rispetto al resto della popolazione.